Alla ricerca di un mondo nuovo
All’inizio di questo nuovo anno voglio condividere l’augurio di un buon anno, che contribuisca a costruire un mondo più bello per tutti e a veder migliorare la vita di coloro che vivono nella sofferenza, l’ingiustizia, la povertà e non hanno più alcuna speranza.
Dedico queste pagine del mio blog al corso di Bertrand Badie che ho seguito grazie ad un Mooc di Sciences Po : “Lo spazio mondiale: una visione francese degli studi globali”.
Bertrand Badie era un mio insegnante a Sciences Po Paris più di 25 anni fà ; seguivo le sue lezioni e la sua analisi delle relazioni internazionali con grande passione. Quando ho saputo dell’organizzazione di questo corso ho colto l’opportunità per aggiornarmi sulla sua visione del sistema internazionale di oggi.
Le questioni che Bertrand Badie ha affrontato nel suo corso sono quelle che sono al centro dell’analisi delle scienze politiche da sempre – la nozione di Stato, il ruolo del potere, la guerra e la pace, i paradigmi necessari alla costruzione di un mondo migliore. Ma esaminando queste questioni si è fermato sugli argomenti della nostra epoca che rappresentano anche le sfide dell’avvenire : la questione dell’identità, la disuaguaglianza, le migrazioni, le religioni, l’urbanizzazione, la povertà.
Ecco alcuni dati e qualche riflessione.
Il nostro pianeta accoglie oggi 7 miliardi di esseri umani. Un rapporto delle Nazioni Unite del 2014 prevede che saliranno a 9 nel 2050 ; un quarto della popolazione mondiale vivrà allora in Africa dove la popolazione dell’Etiopia sarà il doppio di quella della Francia, dove in Nigeria 74% della popolazione avrà meno di 30 anni mentre in Europa questa rappresenterà solo il 29% e dei paesi come l’Italia, la Germania, subiranno una diminuzione demografica. In Afghanistan, nel Burkina Faso, nel Burundi, in Liberia, nel Mali, nel Niger, in Uganda, in Chad, in Guinea Bissau, nella Repubblica Democratica del Congo, nel Timor orientale, fra 45 anni le popolazioni saranno il triplo di quelle attuali, mentre sappiamo che questi paesi non sono in grado di fornire l’alimentazione sufficiente, né un tetto alle loro popolazioni.
L’Italia perderà, nei prossimi 25 anni, 3 milioni della sua popolazione attiva. Il Nigeria ne avrà 25 di più. Come sarà possibile che un Nigeriano non possa pensare di partire e andare a riempire quel vuoto che si sarà creato a nord del Mediterraneo ? E’ una questione naturale.
Bertrand Badie ricorda anche che le migrazioni, sebbene siano al centro dell’attualità, riguardano solo il 3% della popolazione mondiale e la causa di queste migrazioni non è la ricerca di un lavoro migliore, ma la fuga da conflitti che durano da anni ed inducono alla disperazione le popolazioni di quei paesi.
L’urbanizzazione è l’altro grande fenomeno della nostra epoca. La sua evoluzione è impressionante se si pensa che nel 1950 solo il 30% della popolazione mondiale viveva nelle città ; questa costituiva il 50% nel 2000 e la percentuale sarà di 65% nel 2025 per raggiungere il 70% nel 2050. Un fenomeno che si accompagna dell’espansione delle bidonville, pur creando dei poli di crescita sopratutto in Africa, dove l’urbanizzazione è particolarmente forte.
E le disparità sociali ? 6 milioni di persone muoiono di fame ogni anno e 2 milioni ne subiscono le conseguenze restando handicappati. Nonostante un aumento della soglia di povertà, un rapporto della Banca mondiale di quest’anno afferma che 702 milioni di persone, cioè il 9,6% della popolazione mondiale, vivono al di sotto della soglia di povertà di 1,90 dollari al giorno (una soglia che è stata rivalutata recentemente).
Si potrebbe continuare la lista delle cattive notizie del pianeta ma ci ritorneremo probabilmente nei prossimi mesi. Vorrei parlare qui di due argomenti che hanno attirato la mia attenzione : l’analisi di Bertrand Badie della mondializzazione e la sua percezione degli attori delle relazioni internazionali nel mondo di oggi.
La mondializzazione rimane, a suo avviso, difficile da definire ; si puo’ dire cio’ che essa non è, ma non cio’ che è ! La mondializzazione non vuol dire internazionalizzaione, né liberalizzazione, non vuol dire universalizzazione, nè occidentalizzazione. La mondializzazione ci interpella sui suoi sintomi – l’inclusione, la mobilità, l’interdipendenza, e con le sue contraddizioni – quella fra il potere e l’integrazione, quella fra il potere ed il non-potere, fra il libero mercato e l’esclusione, fra l’ordine globale e l’ordine frammentato. Ma sopratutto,
essa facilita l’emergere di nuovi attori nel mondo di oggi.
Avendo passato una fetta della mia vita nell’universo degli enti locali, non potevo essere indifferente alla posizione del professore Bertrand Badie che riconosce il ruolo centrale degli Attori Non Statali nello spazio mondiale (gli enti locali fanno parte di questi !)
I mezzi di comunicazione di oggi, che hanno abolito la nozione delle frontiere e del territorio propri della visione classica dello Stato, permettono di vivere in rete ed offrono l’opportunità agli attori non statali di occupare uno spazio che non era possibile prima. Uno spazio che possono occupare grazie all’accesso all’informazione, all’educazione, e attraverso gli strumenti di mobilizzazione e mobilità che la nostra società offre.
Il nuovo ruolo degli attori non statali non fa che ledere al ruolo dello Stato. Apparsa nel mondo occidentale a partire dalla società frammentata dell’epoca feudale, la nozione di stato coincide con la necessità dell’epoca di vedere un potere sovrano stabilirsi su un territorio ; questa realtà, secondo Bertrand Badie, si è costituita non senza l’influenza della Chiesa Romanica Cattolica, fondata da San Pietro, al quale Gesù aveva trasmesso il potere di rappresentanza. A causa delle radici europee della nostra nozione di Stato, non è realista, secondo Bertrand Badie, voler esportare questo modello, puramente occidentale, in tutto il mondo.
L’altra grande questione che si pone allora è di sapere che cosa rappresenta lo Stato nel mondo di oggi e che cosa significa avere e/o esercitare il potere ? Il potere corrisponde al potere di una persona o di un insieme ? Si tratta del potere di un Presidente, di un paese, di una società, dei mass-media, o di un potere economico ? Come si misura il potere ?
Nel mondo fatto di Stati sovrani che regnavano e dominavano attraverso le guerre, la vittoria di un conflitto era il segno evidente del potere, del dominio sull’altro. Oggi i risultati dei conflitti sono quasi sempre ambigui. Gli Stati Uniti sono considerati la prima potenza mondiale ma nonostante le spese militari siano il 43% delle spese mondiali, gli USA hanno perduto la guerra del Vietnam e non sono riusciti ad imporsi in Afghanistan, nè in Iraq, né altrove. In che cosa consiste allora la supremazia degli Stati Uniti oggi ?
L’analisi dei conflitti. Bertrand Badie ricorda che fra il 1946 e il 2014 ci sono state 416 guerre nel mondo ; fra tutte queste ben 382 sono delle guerre infra-stato. Le guerre oggi oppongono raramente degli Stati che si disputano un territorio o rimettono in causa delle frontiere. Le guerre non sono più una questione di prestigio per il potere degli Stati ; esse sono innanzitutto un dramma per le popolazioni civili, che sono vittime di conflitti che durano da anni ed anni. Solo il 13% delle guerre che ci sono state dopo la secondo guerra mondiale sono finite con una vittoria e una sconfitta ; per il resto le popolazioni vivono in uno stato di guerra permanente, come in Afghanistan, in Irak, in Congo, dove intere generazioni non hanno mai conosciuto la pace. Le guerre in questi paesi sono il risultato di una tragedia sociale, come lo sottolinea Bertrand Badie e diventano una risorsa di sopravvivenza se si pensa che 30.000/50.000 bambini si arruolano nelle milizie per avere qualcosa da mangiare ed essere riconosciuti come esseri umani !
La conclusione di questo politologo, riconosciuto a livello mondiale, è senza appello : il male della nostra società risiede nell’assenza totale di contratto sociale fra le genti, nell’assenza di integrazione, nell’esclusione e l’umiliazione di popolazioni dimenticate da questo pianeta.
Viviamo in uno spazio mondiale che è alla ricerca di un ordine nuovo, dopo la fine del bipolarismo e della guerra fredda, che deve ridisegnare un sistema internazionale basato su nuove soluzioni.
Come costruire un mondo migliore ? Dando un senso nuovo all’alterità, secondo Bertrand Badie. Un mondo che riconosce tutte le culture, che rispetta i punti di vista degli uni e degli altri, che accorda un ruolo a tutti gli attori e serba un ascolto alle domande e alle posizioni di ciascuno, perchè ciascuno ha la sua storia, la propria legittimità, di cui bisogna tener conto. La più grande violenza di questo mondo è quella di ignorare l’alterità, la differenza, la legittimità, l’umanità dell’altro.
La nostra differenza, la nostra particolarità, l’eccezione che ognuno di noi rappresenta, contribuiscono all’umanità intera e contribuiscono alla ricchezza di questo mondo !
All’inizio di questo nuovo anno, ecco tanti spunti per nutrire la nostra riflessione su come costruire un mondo migliore per tutti, fondato sull’apertura verso l’altro, e non sul ripiego su se stessi, un mondo in cui la cooperazione internazionale resta una chance unica, per capire e vivere con l’alterità.