La violenza sulle donne ai tempi del Covid
E’ il tema del webinar che ho animato quest’inverno, organizzato dal Coppem (Conferenza per il partenariato degli enti locali del Mediterraneo), con il sostegno del CCRE, del Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne e della Federazione delle Donne Leader Arabe.
Secondo uno studio del Parlamento Europeo sull’Impatto della pandemia Covid-19 sulle donne, il confinamento ha peggiorato la situazione della violenza di genere, sopratutto quella domestica; spesso in modo subdolo e tragico, senza possibilità di fuga. I dati sulla violenza sulle donne nell’Unione Europea erano già allarmanti :
- Una donna su tre ha sperimentato la violenza fisica e/o sessuale dall’età di 15 anni ;
- Circa 50 donne vengono uccise in un caso di violenza di genere ogni settimana
- Per il 74% dei cittadini europei la violenza contro le donne è un fenomeno diffuso nel proprio paese.
Il Covid ha peggiorato la situazione, ma come ricordato dalla collega responsabile del settore presso il CCRE, Jaimie Just, se già prima risultava difficile raccogliere i dati poichè le donne spesso non denunciano le violenze subite, la situazione si è ancora aggravata durante questo periodo, quando le famiglie si sono ritrovate a vivere rinchiuse dentro quattro mura, con i problemi di sempri e in più quelli causati dalla pandemia. Secondo l’Istat (Istituto di Statistica Italiano), le chiamate al numero verde in Italia sono state del 73% in piu rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Personalmente, avendo passato il periodo del lockdown in Italia, sono stata affranta dal numero di femminicidi, riportati quotidianamente dai telegiornali, con metodi feroci e sconvolgenti, spesso per motivi di gelosia e/o bisogno di dominio e possesso da parte del compagno, marito o fidanzato, non rimparmiando il coinvolgimento (il maggior delle volte tragico) di figli e figlie di ogni età.
Come ricordato dal Segretario Generale del Coppem, Francesco Sammaritano, « un uomo che cerca il suo potere sulla donna umilia il genere umano ». Eppure le donne, che hanno rappresentato il 70% del personale curante durante il periodo buio della pandemia, stanno pagando più che mai le conseguenze del confinamento sui rapporti familiari e le relazioni umane in generale.
Del tema si inizia a parlare più di prima ma bisogna fare molto di più. Le campagne di sensibilizzazione, per esempio, non sono certo sufficienti e molte questioni devono essere affrontate.
E certo necessario rivolgersi alle donne perchè denuncino di più ma è altrettanto prioritario portare avanti una battaglia culturale sul diritto all’uguaglianza delle donne che deve coinvolgere tutti, donne e uomini.
La Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne (nata nel 2011) è il prime strumento internazionale legalmente vincolante che stabilisce un quadro completo di misure per prevenire la violenza, sostenere le vittime e punire i colpevoli. La Convenzione ha come obiettivo di rendere intollerable la violenza di genere e rendere più sicura la vita delle donne all’interno e all’esterno delle mura domestiche. Essa esorta e monitora i paesi firmatari affinché adeguino le loro leggi ai casi di reato individuati dalla Convenzione stessa – non solo casi di violenza fisica ma anche psicologica e sociale. Quest’anno si celebrano i dieci anni della Convenzione, ma vari paesi membri dell’Unione Europea non l’hanno ancora ratificata - la Bulgaria, la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Lettonia, la Lituania e la Slovacchia. La Turchia, paese non membro dell’Unione Europea ma membro del Consiglio d’Europa, ha deciso di uscirne. Non commentiamo oltre.
Durante il nostro incontro le colleghe rappresentanti i paesi Arabi si sono soffermate sulla situazione della violenza di genere nei loro paesi. Neila Akrimi, Direttrice generale del VNG International Development Centre for the Innovative Local Governance , ha analizzato la situazione del Maghreb e sopratutto in Tunisia, dove eppura la transizione degli ultimi anni ha fatto fare grandi passi in avanti rispetto al riconoscimento dei diritti delle donne . Secondo i dati disponibili 35% delle donne ha subito violenze. Ma della questione non se ne parla.
Ecco allora che l’educazione e la cultura sono fondamentali, sempre e ovunque. Sono la base per creare una società dove gli uomini e le donne ed ogni persona diversa devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri. Cio’ si costruisce sin dalla più tenera età, con le parole e gli esempi, con il contributo dei genitori, della famiglia, della scuola in generale e della società nel suo insieme. Le parole e gli esempi contribuiscono a creare il nostro mondo. Troppo spesso ancora ci si rivolge alla donna facendola sentire in colpa, solo perchè rivendica gli stessi diritti di un uomo. Molte donne oggi riescono ad affermarsi nel mondo del lavoro, ma ad un caro prezzo e troppo spesso il loro ruolo subalterno è ancora considerato normale dalla società.
Quello della pandemia, un momento in cui le donne hanno svolto un ruolo fondamentale nella cura ai malati in ospedale, nell’assistere le persone anziane a casa, nell’occuparsi dei bambini, nel dovere conciliare la loro vita professionale con le loro incombenze familiari e con la cura dei bambini costretti a casa a seguire corsi online, deve essere un momento chiave per le donne.
Mi viene in mente il momento delle guerre, sopratutto quello della prima e della seconda guerra mondiale, che sono state cruciali per le donne europee nell’acquisizione del diritto al voto. Perchè gli uomini hanno fatto le guerre (poche sono le donne ancora oggi ammesse in quel mondo ), ma le donne rimaste a casa hanno dovuto far vivere la famiglia e contribuito all’economia, spesso lavorando nelle fabbriche di munizioni. Ma non dimentichiamo il ruolo delle donne nella lotta contro il fascismo in Italia. Cosi’ oggi : dopo aver dato tanto, si deve chiedere tanto, la giusta ricompenza ed il riconoscimento di cio » che si è fatto.
Quello della pandemia è stato, ed è ancora, un periodo duro ; per tutti ; le donne in particolare, perchè il tributo che hanno pagato è pesante in tutti i sensi.
E’ ora di dire basta alla violenza sulle donne, e di combattere veramente e con il contributo e la partecipazione di tutti alla costruzione di una società che riconosca il vero diritto all’uguaglianza di tutti, uomini e donne, nonchè di ogni essere umano qualificato come diverso per motivi di razza, religione, preferenze sessuali o stato fisico. In Italia in questi giorni è in corso il dibattito sul decreto Zan che dovrebbe prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. Mi si permetta di dire che il livello mostrato dalla classe politica in questo dibattito è veramente triste e mostra una basso livello di sensibilità alla questione da parte della maggior parte degli esponenti dei vari partiti, sopratutto di alcuni ! Tutto cio’ deve far riflettere su quanto c’è da fare ancora su questo tema ! E’ necessario ancora tanto lavoro per far evolvere le mentalità e la cultura della gente e dire basta alla violenza di genere.
1.Il VNG è l’Associazione dei Comuni dei Paesi Bassi
2.In Tunisia alcuni diritti furono ricosciuti alle donne già da Habib Bourghiba nel 1956, dopo l’indipendenza : come la facilità di accesso all’istruzione superiore o il diritto di chiedere il divorzio. Del 1959 è il diritto di votare delle donne. Con la rivoluzione dei gelsomini del 2011, che ha dato il via alla primavera araba, spesso è stato sottolineato il ruolo delle donne nelle manifestazioni e in quella che è stata chiamata anche una rivoluzione. La Costituzione del 2014 riconosce l’uguaglianza senza alcuna discriminazione davanti alla legge fra uomini e donne. Nel 2017 il Parlamento ha approvato all’unanimità la legge contro la violenza e i maltrattamenti contro le donne.