Intervista a Denis Pourchet
Denis Pourchet é stata la prima persona che ho incontrato quando il CCRE ha iniziato l’azione di lobbying presso la Commissione Europea per il riconoscimento del ruolo degli enti locali e regionali nella cooperazione allo sviluppo. Era il 2005.
Gli sono particolarmente grata per aver accettato questa intervista, e tengo ad esprimergli i miei profondi ringraziamenti per la fiducia e la disponibilità che mi ha sempre riservato durante tutti questi anni, nonché per il suo sostegno, particolarmente prezioso, ancora oggi.
Ecco, prima di tutto, qualche informazione sul percorso di un grande Europeista, al quale gli enti locali e regionali e la cooperazione allo sviluppo devono molto.
L’Europa e le regioni sono sempre state al centro delle azioni di Denis Pourchet. Grande militante europeo e funzionario dirigente della regione, è Direttore di Gabinetto del Presidente del Comitato economico e sociale regionale della Borgogna. Entra a far parte delle Istituzioni europee a Bruxelles nel 1986. Nel 1994, entra al Comitato delle Regioni e partecipa alla sua strutturazione. Nel 1998, torna alla Commissione Europea dove è amministratore principale delle PMI, prima di integrare EuropAid (DG AIDCO) nel 2001, dove lavora per la Cooperazione e lo Sviluppo. Nel 2005, è incaricato del dossier « Enti locali per lo Sviluppo » e della Cooperazione Decentrata. Sarà in seguito all’Unità « Crisi, Fragilità », dove viene incaricato dell’organizzazione (e di seguire i lavori) della Conferenza dei donatori sul Mali. Dal 2013, anno in cui è andato in pensione, Denis Pourchet continua a seguire il dossier sul Mali, come consigliere.
1) (SC) Ci siamo conosciuti nel 2005, all’inizio dell’azione per il riconoscimento del ruolo degli enti locali nella cooperazione allo sviluppo. Come percepisce l’evoluzione di questo dibattito, da allora ? Cosa è stato raggiunto ? Quali rimangono gli ostacoli da levare e i progressi da fare?
Prima la Commissione lavorava essenzialmente con gli attori della società civile come le ONG attive nel campo dello Sviluppo. Dopo il rapporto di Pierre Schapira, nel 2006, sul ruolo degli enti locali nello Sviluppo è stato creato il programma Attori Non Statali ed Enti Locali, per il periodo 2007-2013. Oggi, il riconoscimento del ruolo degli Enti Locali nello Sviluppo è effettivo ; quanto alle ONG, esse hanno per lo più un ruolo complementare rispetto agli enti locali (le une hanno la conoscenza del territorio, le altre una specificità tematica). Nel maggio 2013, la Commissione Europea ha adottato la Comunicazione « accordare una maggiore autonomia agli enti locali nei paesi partner per una migliore governance e dei risultati più concreti in materia di sviluppo ». In seguito all’adozione di questa Comunicazione, la Commissione ha messo a punto un Piano d’azione per un impegno più stretto dell’UE con gli Enti Locali. Cio’ che è stato raggiunto è l’affermazione del ruolo degli Enti Locali nel campo della cooperazione allo sviluppo dell’UE e l’acquisizione di nuovi riflessi consistenti ad inserire di maniera più sistematica gli enti locali nei documenti, nelle riflessioni della Commissione Europea. Questa è stata fra l’altro inserita nella programmazione degli strumenti di finanziamento per il periodo 2014-2020. Il nuovo programma tematico Società Civile ed Enti Locali (OSC/AL) è stato adottato nel luglio 2014 per proseguire il lavoro iniziato con il programma precedente ANE/AL. I progressi che rimangono da fare consistono senza dubbio a fare in modo che le Istituzioni Europee e gli Enti Locali, che sono entrambi attori pubblici, possano lavorare insieme in modo più sistematico, sugli stessi temi, impegnandosi su dei progetti comuni.
2)Come percepisce la posizione dell’Europa oggi nel mondo ed in particolare nella politica estera ?
Contrariamente alla politica di cooperazione allo Sviluppo che esiste sin dalla creazione della Comunità europea, il ruolo dell’ Europa sulla scena politica estera è recente. Esso fa seguito alla creazione del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE), cinque anni fa’, ed ha ancora bisogno di imporsi all’esterno come all’interno dell’UE. In effetti, gli Stati membri, ed in particolare i paesi più grandi , non vogliono perdere il loro potere sovrano e quindi coordinare le politiche nazionali non è sempre facile, visto che le posizioni possono essere anche molto lontane. Nato dal Trattato di Lisbona e costituito con la decisione del 23 luglio 2010, il Servizio Esterno ha avuto difficoltà, fino ad oggi, ad affermarsi sulla scena. Non è mai facile creare un nuovo organo istituzionale, un po’ ibrido, sopratutto a causa, in questo caso, dell’applicazione della regola dei tre terzi (un terzo di funzionari della Commissione, un terzo del personale del Consiglio ed un terzo di Diplomatici Nazionali ) che riguarda la sua amministrazione e che ne rende difficile la coesione necessaria per una identità comune. Con 3402 agenti rappresentanti l’UE in 163 paesi e 8 organizzazioni internazionali, il Servizio Esterno deve ormai essere sempre più efficiente ed uscire dal suo ruolo di appoggio alle Diplomazie nazionali, ma il margine di manovra continuerà ad essere ridotto a causa del peso crescente degli euroscettici e le resistenze delle amministrazioni nazionali ad una più forte integrazione della politica estera.
3) Quale è il ruolo degli enti locali e regionali in questo contesto ?
Oggi gli enti locali sono diventati inevitabili in un certo numero di settori, sopratutto a causa dei numerosi conflitti che agitano il nostro mondo ; il livello locale rimane fondamentale.
Che sia per cio’ che riguarda i rifugiati, per il mantenimento della sicurezza, per la salute o l’ambiente, il livello locale è quello nel quale bisogna intervenire, come stabilito dal principio di sussidiarietà. I due livelli, europeo e locale sono complementari. Il locale rappresenta la prossimità ai cittadini, mentre l’UE gestisce in modo federale le competenze di cui è responsabile. Cio’ nonostante gli enti locali sono degli enti subnazionali, allorché l’UE è sopranazionale, bisognerà sempre quindi che gli enti locali passino per gli Stati membri per far approvare le loro iniziative poichè sono questi ultimi gli interlocutori dell’UE.
4)Quali sono le urgenze alle quali gli Europei dovrebbero essere più attenti e nelle quali dobrebbero essere più attivi ?
Oltre all’approfondimento dell’Unione Europea, che dovrebbe proseguire con i paesi più disposti a farlo, la creazione di un esercito europeo è oggi una necessità assoluta. Avere una politica estera senza disporre del suo corollario indispensabile, l’esercito europeo, non è più possibile. In manierà più concreta, lo si è visto sui teatri esterni come nel conflitto in Mali, in cui praticamente un solo stato membro, la Francia, ha dovuto sopportare, con il sostegno dell’UE, una buona parte dello sforzo relativo all’aiuto allo sviluppo e sopratutto all’aiuto militare. Dobbiamo anche avere la lucidità ed il coraggio di rivedere le politiche e gli schemi di cooperazione che non sono più adatti e che sono spesso rigettati dai nostri partner. La situazione dei paesi limitrofi a sud e ad est dell’Europa, ma non solo, per esempio. D’altronde non si puo’ più parlare di elargire ancora l’UE quando abbiamo già delle difficoltà ad uscire dalla crisi, cio’ significherebbe indebolirci ancora di più, diluendo le specificità economiche ed anche sociali, politiche e morali.
5)Se dovesse dire ad un cittadino europeo perchè l’Unione Europea è importante oggi, cosa direbbe ?
Che gli Stati Europei sono troppo piccoli per far fronte da soli alla concorrenza internazionale delle superpotenze come gli USA, la Russia, ma anche i paesi emergenti come la Cina, l’India, o il Brasile. Occorre un’Europa che sia una potenza economica capace di rivaleggiare con i suoi concorrenti, di mantenere l’occupazione e rappresentare i suoi valori culturali e sociali. La mutualizzazione dei mezzi permette di fare delle economie di scala e di rinforzare la coesione degli Stati membri dell’Unione. L’Europa attraversa ai giorni nostri la crisi più grave della sua storia. Siamo lontani dall’Europa degli ideali e dei valori umani che ha mobilitato generazioni di cittadini. Malgrado dei timidi segni di ripresa, assistiamo oggi ad una vera dislocazione dell’Europa e dobbiamo proporre all’opinione pubblica degli obiettivi concreti, ma questo è il compito dei nostri governanti.
6)Quale è il ruolo dell’UE nel mondo di oggi ?
Fondamentale, ma purtroppo numerosi cittadini europei non lo percepiscono, malgrado i risultati acquisiti, quale la Pace, grazie al Trattato di Roma (1957) della Comunità Economica Europea. Fortunatamente, l’Europa e’ spesso meglio percepita al di fuori delle sue frontiere, per i vantaggi che offre. Oggi bisogna vincere l’euroscetticismo che rende l’Europa colpevole di tutti i mali, se vogliamo che l’Europa continui ad avere un ruolo importante di fronte alle super potenze come gli USA o la Cina. Senza leader per farla andare avanti, la situazione attuale porterà prima o poi ad un blocco e alla delusione dell’opinione pubblica. E’ ormai urgente di riformare l’Europa, e creare una Federazione di Stati nazioni adatta alla nostra epoca.
Desidero rinnovare i miei ringraziamenti a Denis Pourchet per questo suo contributo che apporta al lettore non solo delle informazioni importanti sulla politica estera dell’UE e la politica europea per lo sviluppo ma anche per il suo messaggio europeo che permette di percepire tutto il senso dell’Unione Europea di oggi, nonché le sue sfide.