Intervista con Françoise Gaspard
Ho conosciuto Françoise nel 1995 ; ero responsabile delle attività della Commissione delle donne elette locali e regionali del CCRE e l’ho invitata a prendere la parola come esperta, durante la Conferenza che il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa ha organizzato a Dublino e che ha riunito più di 600 donne elette locali e regionali di 32 paesi. Abbiamo cosi’ iniziato una collaborazione che è stata all’origine di risultati importanti per il CCRE e di soddisfazioni importanti per me. L’incontro con Françoise ha marcato una tappa fondamentale nella mia carriera professionale.
Françoise Gaspard ha una tripla formazione in storia, scienze politiche e diritto pubblico (uscita dalla famosa Scuola dell’ENA). Ha anche una esperienza politica di donna eletta : sindaco, deputata europea, deputata all’Assemblea Nazionale francese, consigliera regionale.
Dopo aver esercitato vari mandati parlamentari e locali per 12 anni, Françoise Gaspard ha scelto di reintegrare il settore della ricerca. E’ stata maîtresse de conférences alla Scuola des Hautes Etudes Sociologiques (EHESS) di Parigi e rattachée al Centre d’analyse et d’intervention sociologiques, laboratoire du CNRS dal 1990 al 2008. Nel gennaio 1998 è stata nominata Rappresentante della Francia alla Commissione della condizione femminile dell’ONU. Esperta del Comitato CEDAW dal 2001 al 2008, è stata vice-presidente del Comitato dal 2007 al 2008.
SC. Carissima Françoise, Lei è’ una femminista impegnata che ha enormemente contribuito al progresso dei diritti delle donne in Europa e nel mondo. Il prossimo mese di marzo, del 2020, le Nazioni Unite celebreranno il 25emo anniversario della Conferenza di Pechino, la grande conferenza mondiale sulla condizione delle donne nel mondo : quali sono, secondo Lei, le questioni più gravi sulle quali bisogna lavorare oggi ?
F.G. Sono tante, cosi’ tante ! Direi prima di tutto : le violenze che subiscono le donne nei paesi in guerra ! Questo era uno dei dodici argomenti di preoccupazione iscritti nella dichiarazione e nel programma di azione adottati a Pechino, nel 1995, da 189 Stati. Nel 2000 ho partecipato, per la Francia, alla redazione della risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza su Le Donne, la Pace e la Sicurezza. Le violenze contre le donne durante i conflitti e dopo rimangono purtroppo di grande attualità. Inoltre, mentre la risoluzione 1325 impone la presenza delle donne nei processi di soluzione dei conflitti, la Direttrice di Onu Femmes ha segnalato, alla fine del 2018, che « le donne hanno continuato a rappresentare solo il 2% dei mediatori, l’8% dei negoziatori e il 5% dei testimoni e dei signatari degli accordi di pace ; e solo l’11% degli accordi firmati nel 2017 contengono delle disposizioni relative alla parità di genere. Questa tendenza è simile a quella osservata fra il 2000 e il 2016, in cui solo 25 dei 1500 accordi firmati in questo periodo trattavano del ruolo delle donne nella presa di decisione ».
Le violenze sessuali ed i femminicidi cosi’ come tutte le disuguaglianze in tutti i settori della vita sociale ed economica restano delle preoccupazioni maggiori.
Senza parlare, ovviamente, del fatto che si è lontani, a livello mondiale, della parità nella vita economica e politica.
SC. Che cosa rimane da fare, oggi, per le donne, in Europa ?
F.G. Su quest’ultima questione, quella dell’uguaglianza nella rappresentazione, possiamo constatare una grande disparità fra i paesi membri dell’Unione. Se la Svezia ha un Parlamento quasi paritario, numerosi paesi hanno meno del 25% di done elette (come la Grecia, Cipro, Malta, l’Irlanda, la Lituania, la Romania, la Slovacchia, la Slovenia). Ma sopratutto, le Europee permangono discriminate sul mercato del lavoro ed in particolare in termini di stipendio. « L’Unione Europea va verso l’uguaglianza alla velocità di una chiocciola » si legge nel rapporto dell’Istituto europeo per l’uguaglianza fra le donne e gli uomini (EIGE) del 2019 .
SC. In quale maniera la cooperazione internazionale puo’ far progredire la situazione delle donne nel mondo ?
F.G. La risposta è difficile. Credo innanzitutto che bisogna che le Istituzioni internazionali siano dotate di una Unità di alto livello incaricata dell’uguaglianza. E’ il caso dell’ONU con UN Women, con una Commissione dei diritti delle donne che si riunisce ogni anno ed un comitato di esperti indipendenti incaricati del rispetto dell’uguaglianza da parte degli Stati che hanno ratificato la Convenzione sull’eliminazione di tutte le discriminazioni contre le donne (CEDAW) adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1979. Ma non sono sicura che le organizzazioni che raggruppano gli Stati ad un livello continentale abbiano una tale struttura e, se cosi’ e’, che questa sia capace di avere un ruolo efficace. Per quanto riguarda l’Unione Europea, i diritti delle donne non hanno più un apparato efficiente come negli anni 1980 e 1990. Si nota pure che anche quando le grandi rinioni di Capi di Stato mettono all’ordine del giorno l’uguaglianza di genere, come è successo al G7 di Biarritz, non è questo l’argomento che da’ luogo a dichiarazioni finali con un eco mediatico. La « foto di famiglia » dei capi di Stato e di govenro che partecipano a questa riunione da’ sicuramente una spiegazione di cio’ : vi è una sola donna, Angela Merkel !
SC. Quale è il ruolo degli enti locali in questo quadro ?
F.G. E’a livello della municipalità, di qualsiasi taglia essa sia, che si impara cosa è l’uguaglianza e la gestione della collettività ha una grande importanza in tal senso.
SC. Avrei due domande personali. Prima domanda : ho avuto il piacere ed il privilegio di lavorare con Lei per tanti anni all’interno del CCRE (www.ccre.org) dove ho potuto portare avanti , con il suo importante contributo e la sua grande esperienza, le attività della Commissione elette locali e regionali del CCRE. Quale è stato il risultato più importante di questi anni secondo Lei ? Che cosa Le rimane di questo lavoro all’interno della rete del CCRE ?
F.G. Il lavoro che ho avuto il piacere di portare avanti con Lei in seno al CCRE mi ha apportato tanto. Inizierei con il rispondere alla seconda domanda : lo scambio con le donne elette locali di tanti paesi di Europa è stato di una ricchezza straordinaria. Con queste attrici di terreno abbiamo potuto misurare che l’uguaglianza riguarda tutti i settori di vita della collettività, abbiamo potuto raccogliere esempi, di buone pratiche e costruire una metodologia che permette agli eletti locali di agire. Quel documento formidabile che è La Città dell’uguaglianza è il prodotto di questo dialogo vicino al terreno. Rimane una specie di decalogo delle misure da prendere per tendere verso una maggiore uguaglianza.
La Carta Europea per l’uguaglianza delle donne e degli uomini nella vita locale pubblicata dal CCRE nel 2006 è sicuramente il risultato maggiore e la realizzazione di molti anni di lavoro. Questa Carta è adottata da più di 13 000 enti locali in 31 paesi della Grande Europa ed ha dato avvio all’adozione di politiche di terreno. Ho avuto l’onore ed il piacere di essere invitata da tante grandi città europee per aiutarle a realizzare il loro piano per l’uguaglianza delle donne e degli uomini.Resta che i cambi di maggioranza municipale e regionale, in seguito alle elezioni, possono essere di natura da fermare l’applicazione di tali piani. Di qui l’utilità della creazione, nel 2012, dell’Osservatorio della Carta Europea.
SC. Quale è il messaggio che trasmette alle giovani donne di oggi ?
F.G. Confesso che guardo le giovani donne di oggi con simpatia ed ammirazione. Il movimento #metoo,ormai internazionale che alcune donne hanno lanciato contro le molestie sessuali puo’ far diminuire una della forme di dominio maschile più odiose. Ne sono certa. Questa lotta corrisponde ad una continuazione del movimento per la parità. Che queste giovani donne possano continuare a renderlo di sostegno in tutti i settori della vita professionale e politica !
SC. Grazie Françoise !